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Franchising

L’origine del termine “franchising” risale alla parola francese “franchise” (franchigia), che nel Medio Evo indicava la concessione di un privilegio da parte di un sovrano, con il quale si rendevano autonomi sia gli Stati sia i cittadini. Oggi franchising indica un contratto tra un imprenditore, denominato “franchisor”, che concede ad un altro imprenditore, “franchisee”, il diritto di esercitare un’attività di servizi, produzione di beni o rivendita di prodotti, utilizzando il marchio e l’insegna del frachisor stesso.

 

Sulle origini dei primi contratti d’associazione, il cui spirito avrebbe dato origine a quello che poi si chiamerà franchising, esistono due teorie discordanti: per alcuni tutto è cominciato negli Usa con i “gerenti associati” organizzati da F: Woolworth; per Dolby, invece, il franchising è nato contemporaneamente, intorno al 1929, sulle due coste dell’Oceano Atlantico: in Francia e negli Stati Uniti.

 

In Francia presso il lanificio di Roubaix, il titolare Jean Prouvost aveva incaricato un giovane ingegnere del suo staff, Philippe Bourguignon, di dare vita alla prima grande catena di magazzini specializzati nella vendita di lane da lavorare a maglia: le “Laines du Pingouin”, con l’obiettivo di assicurare allo stabilimento appena costruito il rapido smaltimento della produzione di filati. Questi associò un certo numero di dettaglianti indipendenti al produttore mediante un contratto che garantiva loro l’esclusività del marchio, peraltro lanciato e sostenuto da molteplici campagne pubblicitarie, in una zona territoriale ben definita e ben delimitata. Tale contratto, a quell’epoca, non si chiamava ancora contratto di franchising, ma, nelle sue grandi linee, ne aveva già le caratteristiche e lo spirito. All’inizio della seconda guerra mondiale, nel 1939, la rete Pingouin contava ben 350 franchisee mentre oggi, solo in Francia, esistono oltre 1.200 punti vendita.

 

Negli Usa, agli inizi degli anni Trenta, l’industria automobilistica si scontrava invece con l’applicazione delle leggi antitrust che proibivano, tra l’altro, ai costruttori l’integrazione verticale con rivenditori . Per aggirare tale normativa il direttore generale della General Motors mise a punto, con i legali dell’azienda, un contratto che associava in modo più liberale i rivenditori di auto con la casa madre. Ebbe origine così il primo contratto di franchising americano.

 

Questa doppia origine del franchising ha la sua importanza nella storia del sistema. Individua già due vie di sviluppo, da una e dall’altra parte dell’Atlantico. Seppure coetanei, è stato comunque il franchising americano la causa dello sviluppo rapido di quello europeo (in particolare francese) a partire dagli anni Settanta.

 

La data di nascita del franchising italiano è quella del 18 settembre 1970, quando un’azienda della grande distribuzione, la Gamma d.i., inaugurò a Fiorenzuola il primo di 55 punti vendita gestiti direttamente da una decina d’affiliati. La Gamma d.i. offriva ai propri affiliati una serie di servizi: sopralluogo da parte dei propri funzionari; progettazione ed assistenza tecnica per l’allestimento del magazzino, istruzioni per il personale direttivo e per quello di vendita, allestimento commerciale dell’unità di vendita, assistenza per il lancio di apertura e l’inaugurazione dell’unità. Per contro al potenziale affiliato si richiedeva una superficie di vendita di almeno 350 mq, di una licenza di magazzino a Prezzo Unico e di un capitale di 25/30 milioni.

 

(fonte Assofranchising)